Vi siete mai chiesti se, in un futuro non troppo lontano, possa tornare la monarchia in Italia? E se ciò accadesse, quale sarebbe oggi la Casa Reale legittimata ad assumere la Corona? È una domanda suggestiva, che può sembrare teorica o provocatoria, ma che merita di essere affrontata con serietà e rigore, alla luce della storia costituzionale italiana e del diritto pubblico.
L’Italia cessò di essere una monarchia il 2 giugno 1946, quando, tramite referendum istituzionale, il popolo italiano scelse la Repubblica con una maggioranza risicata e contestata. La monarchia sabauda, che aveva retto il Paese sin dall’unificazione del 1861 con Vittorio Emanuele II, venne dunque formalmente conclusa. I membri maschi di Casa Savoia furono esiliati con disposizione costituzionale, e i loro beni avocati allo Stato. La XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione vietava ai Savoia non solo l’ingresso nel territorio nazionale, ma li privava simbolicamente e politicamente di ogni legittimazione. Il bando fu abrogato solo nel 2002 con la Legge Costituzionale n. 1/2002.
Tuttavia, è importante precisare che l’abrogazione del bando non comportò alcun ripristino di diritti dinastici. La Costituzione italiana, anzi, non riconosce alcuna continuità giuridica tra l’ordinamento monarchico e quello repubblicano. Più ancora, la forma repubblicana è sottratta a ogni possibilità di revisione, come sancito dall’art. 139 della Costituzione:
“La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.”
Questa norma rappresenta un limite invalicabile alla revisione costituzionale prevista dall’art. 138. La dottrina l’ha definita una “clausola d’eternità”, che vincola anche il legislatore costituzionale, tutelando l’identità della Repubblica italiana.
Ne consegue che non è giuridicamente possibile restaurare la monarchia attraverso i meccanismi previsti dalla Costituzione vigente. L’unica ipotesi in cui si potrebbe discutere seriamente di una transizione istituzionale sarebbe quella di un nuovo processo costituente, cioè un mutamento radicale e totale dell’ordinamento, fuori dalle regole della Costituzione attuale. Un evento, dunque, di natura straordinaria o rivoluzionaria.
Ma poniamo, per ipotesi teorica, che un tale mutamento avvenga. In quel caso, quale Casa Reale potrebbe essere designata a ricevere la Corona d’Italia?
La risposta più immediata potrebbe sembrare la Casa di Savoia, dinastia che regnò sull’Italia unita dal 1861 al 1946. Tuttavia, la sua legittimità storica è stata pesantemente compromessa dalla condotta ambigua tenuta durante il fascismo, dalla fuga del Re nel 1943, dall’assenza di un atto di abdicazione pieno, e infine dal rigetto popolare espresso nel referendum del 1946. Inoltre, i discendenti attuali della dinastia, pur rientrati in Italia, non hanno mai ricevuto una reintegrazione morale o politica da parte dello Stato o della popolazione. Le loro pretese appaiono oggi più formali che sostanziali.
A questo punto sorge una domanda:
Quale Casa Reale potrebbe costituire una valida alternativa ai Savoia?
L’unica risposta storicamente e dinasticamente fondata è la Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. Si tratta del ramo italiano dei Borbone di Francia, che regnò sul Regno di Napoli e sul Regno delle Due Sicilie dal 1734 fino al 1861, quando fu annesso con la forza militare nel processo di unificazione italiana. A differenza dei Savoia, i Borbone delle Due Sicilie non furono mai destituiti da un pronunciamento popolare, né condannati dalla Costituzione. Essi non abdicarono né vennero privati dei loro titoli per legge, e continuano ancora oggi a rivendicare la loro legittimità dinastica, mantenendo attivo un Capo della Real Casa (attualmente S.A.R. Carlo di Borbone-Due Sicilie, Duca di Castro) e una rete culturale e cavalleresca riconosciuta internazionalmente.
Dal punto di vista storico e simbolico, dunque, i Borbone rappresentano una dinastia non sconfessata, la cui sovranità fu interrotta per cause esterne, ma mai formalmente negata dal popolo sovrano. In un contesto ipotetico di restaurazione monarchica fondata su una nuova scelta popolare, potrebbero costituire un’alternativa credibile, culturalmente radicata e storicamente coerente con una parte importante dell’identità italiana.
Alla luce di ciò, non esiste oggi alcun fondamento giuridico per un ritorno alla monarchia, e la forma repubblicana resta protetta da una norma inderogabile della Costituzione. Tuttavia, sul piano teorico e storico, la riflessione sulla legittimità delle diverse Case Reali non è priva di significato, soprattutto in un’epoca in cui i simboli, la memoria storica e le identità collettive tornano ad avere un peso politico e culturale. Se un giorno si aprisse una nuova stagione costituente, sarebbe bene non ripetere gli errori del passato, e valutare con attenzione non solo chi ha regnato, ma anche chi ha servito la propria storia con dignità e senza infamia.
“La legittimità di un Re non si eredita soltanto: si merita, nella coscienza della Nazione.”